la divina commedia

Lo sguardo interiore ….Appunti e riflessioni sulla Divina Commedia – Una pinacoteca di famiglia

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«A te convien tenere altro vïaggio», / rispuose, poi che lagrimar mi vide, / «se vuo’ campar d’esto loco selvaggio; ….» ( Inferno, Canto I ,vv.91/93)

Con queste parole Virgilio invita Dante ad intraprendere il suo viaggio nell’oltretomba che lo porterà a visitare l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. E’ un itinerario tutto interiore, dove il poeta prenderà coscienza delle umane miserie ma anche della bellezza infinita che ognuno di noi porta dentro di sè.

La Divina Commedia potremmo paragonarla ad una grande pinacoteca di famiglia dove troviamo tratti che ben conosciamo, vizi e virtù di cui siamo impastati. Non è una stucchevole rappresentazione di un mondo estraneo, un viaggio fine a sé stesso, una mera rappresentazione di un mondo che ci è oscuro perché non ci appartiene. La descrizione di pene e beatitudini diventa per ogni lettore un grande specchio dove può trovare una parte di sé. In alcune terzine, dopo quelle che ho citato, Virgilio dirà: «Perciò penso e giudico che, per la tua salvezza, tu mi debba seguire, e io sarà tua guida». Passando per i cerchi infernali e tra le balze del Purgatorio si arriva in Paradiso, cioè alla Salvezza.

Non dobbiamo andare molto lontano per trovare questi mondi, queste pallide rappresentazioni dell’eternità. Basta avere il coraggio di entrare in noi stessi per cogliere anticipazioni di quello che saremo; tra il finito e l’infinito, il terreno e l’Aldilà c’è una sorta di continuità, un “già ora” che avrà il suo pieno compimento dopo la morte. Con questo intento introspettivo vorrei proporvi sulle pagine di “Non di Solo Pane…” il commento di alcune terzine della Divina Commedia. Non una trattazione sistematica, ma un piluccare tra un canto e l’altro, un prendere quel che più mi ha colpito e mi ha aiutato, lasciandomi trasportare dalle emozioni e dal quel senso di pietà che spesso provo verso me stesso, prima che verso altri. Infine devo con onestà ammettere che Dante non mi appartiene, anzi, a dirla tutta, non mi ha mai entusiasmato. A lui ho sempre preferito un certo Cecco Angiolieri. Gli studiosi di Dante sono avvertiti.

   

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