Il volto di Dio
Ecco la generazione che lo cerca, * che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
In tutto l’Antico testamento il volto di Dio rimane un mistero. Da un lato c’è un intera generazione che desidera conoscere, vedere con i propri occhi lo splendore del volto del Dio di Giacobbe; dall’altro c’è la chiara consapevolezza che vedere Dio faccia a faccia significherebbe morire. Ma questo desiderio è stato esaudito nella pienezza dei tempi, nell’incarnazione del Verbo che ha posto per sempre la sua tenda in mezzo a noi: «Signore, mostraci il Padre e ci basta» (Gv 14,8). E il Signore risponde: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9). Noi sappiamo dove incontrare il volto di Dio, dove contemplare la sua presenza. Il volto di Dio è quello di un bambino appena nato e adagiato in una greppia. E’ il volto della piccolezza di Dio, dell’onnipotente che ha deposto la sua potenza e la sua forza per poterci incontrare nella nostra debolezza e povertà. Il volto di Dio lo incontriamo nel figlio del carpentiere di Nazareth mentre apprende l’arte del falegname, mentre cresce in “bontà e sapienza” sottomesso a Giuseppe e Maria.
«Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe».
Sappiamo dove incontrarti e vederti Dio di Giacobbe: stai attraversando le polverose strade della Galilea facendo del bene a tutti. Siedi a mensa con i peccatori, incontri e sani i lebbrosi, ridoni la vista ai cechi, guarisci gli storpi, doni un nuovo tatto alle mani inaridite. Risusciti il figlio unico di una vedova e fai uscire dal sepolcro l’amico Lazzaro. Al tuo passaggio la misericordia illumina il cuore dei peccatori: i pubblicani lasciano il tavolo delle imposte e se hanno frodato qualcuno restituiscono quattro volte tanto, la tua ombra restituisce dignità alle meretrici e i sassi della lapidazione vengono lasciati cadere.
«Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe». Tuttavia Tu rimani il Dio del monte: sul Tabor il tuo volto risplende luminoso, i tuoi discepoli non ti vedono di spalle come è accaduto a Mosè, ma contemplano la tua Gloria. Sul Calvario il tuo volto è tumefatto dalle percosse, i rigagnoli di sangue che scendono dal tuo capo incoronato di spine si mescolano al sudore dell’agonia. E la Gloria del Tabor diventa misericordia, la luce velata degli occhi sguardo di pietà e perdono: «In verità, in verità ti dico oggi sarai con me in Paradiso».
Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. Sì, noi, nuova generazione illuminata dal Risorto, sappiamo dove incontrare il volto di Dio: nella luce soffusa di un Tabernacolo, agli angoli delle strade negli occhi spenti di un vagabondo, nel corpo scarno dell’affamato, nei gemiti dell’ammalato, nel rantolo ansimante di un agonizzante. Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe, mio prossimo e mio Signore.